San Pio delle Camere è un grazioso comune abruzzese in provincia dell’Aquila. Piccolo e suggestivo borgo che appartiene alla Comunità Montana Campo Imperatore-Piana di Navelli. Il paese è dominato dal Monte Gentile e si sviluppa su un territorio ricco di cavità. Le prime notizie storiche risalgono all’XI secolo, quando Villa San Pio si documenta essere possedimento dapprima del monastero di Bominaco, quindi di quello di San Benedetto in Perillis. Grazie alla favorevole posizione, divenne un’importante stazione di ricovero per i pastori che percorrevano il tratturo Magno. Al XII secolo risale invece la nascita di Castelnuovo, borgo fortificato, oggi frazione di San Pio delle Camere. San Pio delle Camere conserva incantevoli scorci che testimoniano la sua lunga vicenda storica. La bellezza del Castello Medievale caratterizza il centro storico della località. Simbolo del paese, venne costruito nel 1173 come punto di controllo di San Pio e Castelnuovo. Interessanti da vedere e da scoprire sono le chiese di San Pietro Celestino e di Santa Maria dei Cintorelli. La prima ricostruita intorno al 1560 è dedicata a Papa Celestino V, presenta un’architettura in stile rinascimentale e barocco. L’interno è decorato da affreschi che mostrano scene di vita di Celestino. Per quanto concerne invece l’altro edificio religioso, venne edificato nel ‘500, lungo la strada San Pio – Caporciano e diversamente dalla precedente, ha una pianta rettangolare a navata unica con un rosone decorativo. Nell’ enogastronomia di San Pio delle Camere trovano risalto piatti e prodotti locali. Si tratta di una cucina povera, con ingredienti semplici, ma elegantemente rielaborati per riportare in tavola i sapori del passato. Lo zafferano è tipico di questa zona e si distingue agronomicamente e merceologicamente da quello prodotto nel resto d’Italia. I secondi piatti sono principalmente a base di pecora e agnello, mentre per quanto riguarda i dolci, assolutamente da provare sono le ferratelle e i nocci interrati. Questo piccolo dolce è carico di storia, appartiene ad un’usanza antichissima, legata al matrimonio, che poi ha perduto le sue connotazioni simboliche. La piastra usata per cuocere questo dolce, detto “ru ferre“, veniva infatti portata in dote dalla donna e nella parte centrale recava incise le iniziali della futura sposa. E’ una tradizione culinaria ancora tramandata e conservata grazie alla quale il cibo diviene il legame più genuino con le proprie radici.
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