Eremo di San Michele

Posizione: borghi, montagna

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La Grotta-Eremo di San Michele Arcangelo si apre a 1.266 m slm ai piedi di una rupe che s'affaccia sul Quarto Grande, alle pendici del monte Pizzalto. È l’unico insediamento di questo tipo sugli Altipiani Maggiori, compresi tra il massiccio della Maiella, i Monti Marsicani e il Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. La chiesa rupestre si trova di fronte a Colle Riina dove sono state rinvenute tombe longobarde. Ha un fronte ad angolo. La facciata principale chiude la grotta dove è ricavato il vano chiesa; la facciata laterale più piccola chiude invece la zona romitorio (spazio abitativo). L'interno è pavimentato con lastre in pietra e presenta un fine lavoro in pietra bianca locale, quello della balaustra che chiude la zona presbiteriale, dove sul fondo rimane un piccolo altare e una nicchia nella quale è una copia della statua di San Michele Arcangelo, ora custodita nella chiesa della Madonna del Rosario. Colpisce sicuramente il netto contrasto tra la struttura rustica della volta e i fini intarsi dell'opera. Probabilmente si tratta di un preesistente luogo di culto italico-romano, dedicato a Ercole. Successivamente, con il diffondersi del Cristianesimo fu dedicato a San Michele Arcangelo. È un esempio quindi di sovrapposizione dei nuovi culti cristiani agli antichi culti pagani. Le prime notizie sul romitorio risalgono al 1183 e provengono dalla Bolla di papa Lucio III; non è comunque da escludersi un'origine più antica, sia per la posizione posta sulla via di transumanza sia per la vicinanza alla sorgente. In un'iscrizione cassinese del 1066 vengono nominate, per la zona di Pescocostanzo, ben 13 celle, facendo ipotizzare una naturale destinazione per chi scegliesse la vita ascetica. Nel 1536 la zona era nota come lavatoio per le donne. Poco fuori dal presbiterio è posto il loculo di una sepoltura di cui non si ha nessuna indicazione. Sopra di esso un grande foro, ora murato, venne scavato dai tedeschi, che usarono l'eremo come base militare, come uscita di sicurezza durante la seconda guerra mondiale. La stanza adiacente presenta nell'angolo la sepoltura di Bartolomeo Ricciardelli del 1855 ed una lapide in ricordo di Giosafatte Ricciardelli del 1881. La parte abitativa è composta da due piani. Il piano superiore comprende due piccole stanze ricavate nella roccia. La zona abitativa, secondo la tradizione popolare, venne realizzata come ricovero di pastori transumanti, notizia confermata dalla vicinanza al tratturo e alla località "Il Riposo", dove facevano sosta le greggi.

Nell’eremo, fino alla Seconda Guerra Mondiale venivano celebrate due festività, l’8 maggio e il 29 settembre. I devoti erano soliti raccogliere un sassolino nella grotta e conservarlo fino alla festa dell’anno successivo. Il culto di San Michele è spesso presente nella tradizione pastorale, simbolo di coraggio e potenza contro il male (il drago).

Come arrivare: A24/A25 RM-PE uscita Sulmona-Pratola Peligna/ proseguire lungo la SS 17 direzione Roccaraso/ Rivisondoli/ Pescocostanzo da Napoli: A1 NA-RM uscita Caianello/ seguire indicazioni per Castel di Sangro/ Roccaraso /Rivisondoli/ Pescocostanzo.

Accessibilità: il percorso è di facile percorrenza e adatto alle famiglie. E' raggiungibile in auto o con una breve passeggiata di circa 3 chilometri e mezzo dal centro del borgo di Pescocostanzo.

 

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