Santuario Miracolo Eucaristico

Posizione: citta d'arte

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La chiesa di San Francesco o santuario del Miracolo Eucaristico si trova in corso Roma a Lanciano, in provincia di Chieti. È annessa all’omonimo convento dei frati Minori Conventuali. Al suo interno, essa contiene le famose reliquie del miracolo eucaristico di Lanciano. La chiesa, iniziata nel 1252 e ultimata nel 1258, in stile gotico, eretta in area “superiore e attigua” a quella di San Legonziano, è una delle prime chiese conventuali sorte in Abruzzo. La facciata rettangolare con pietre squadrate è un magnifico esempio dell’architettura semplice e solenne di derivazione francese borgognone. La parte superiore della facciata è stata rifatta,in seguito ad un rovinoso terremoto, nella prima metà del settecento, con elementi di diversa provenienza, nonché con materiale prelevato dalla cappella Sant’Angelo, detta dei Lombardi, che si trovava nell’interno della chiesa. I radicali lavori di adeguamento del Santuario ai canoni estetici del gusto barocco, compiuti tra il 1730-1745, ci hanno consegnato l’odierno aspetto di monoaula grande ed alta. Dei sei altari laterali presenti all’origine, oggi ne restano due, nelle immediate vicinanze del presbiterio. Nella seconda metà del Settecento la decorazione delle volte viene affidata al pittore teatino Teodoro Donato. Ispirati alle preziosità artistiche e agli artifici scenici sono pure la cantoria d’organo e lo splendido pulpito ligneo, donato da Papa Clemente XIV al Santuario, opere di Modesto Salvini di Orsogna. Con i lavori di restauro per il Grande Giubileo dell’anno 2000, sono stati restituiti alla chiesa di San Francesco la sua configurazione e suggestione settecentesca. Soffermando lo sguardo sul lato sinistro, per chi entra, si incontrano le tele dedicate alla Madonna delle Grazie, a Sant’Antonio di Padova e alla Madonna del Rosario. Sulla volta della navata sono stati riportati alla luce il cromatismo vivo e brillante delle scene dedicate alle eroine bibliche Giuditta, Ester e Rachele, dipinte da Donato Teodoro di Chieti. Degno di nota è pure un venerato grande Crocifisso ligneo del secolo XVIII. Entrando dal portale centrale a metà navata, sulla sinistra, si trova la Cappella della Riconciliazione costruita, adattata, trasformata, con i restauri del Giubileo dai vecchi ambienti della Cappella del Rosario. Guardando attentamente si possono scoprire alcuni segni essenziali come richiamo a celebrare con fede e devozione il sacramento della Penitenza. La trave orizzontale che attraversa lo spazio e penetra nei quattro confessionali, è il legno per appendere le nostre croci. Il camminamento superiore a forma di ballatoio indica il cammino del penitente verso la croce. La scala è un invito ascetico a salire la vetta della perfezione cristiana. Negli anni 1730-1745 la chiesa di San Francesco a causa di un forte terremoto fu ricostruita e trasformata in stile barocco. Accanto alla chiesa fu eretto l’attuale Convento con chiostro, divenendo un centro di spiritualità, di studi filosofici e teologici. Ciò spiega la maestosità e l’ampiezza di tale complesso che dopo due soppressioni (1809 e 1866) è stato riconsegnato ufficialmente ai Franti Minori Conventuali nel 1953. Nel chiostro è visibile ancora il pozzo e una porzione di pavimento in cocciopesto di epoca romana, nonché residui di antichi affreschi.

Il Miracolo Eucaristico di Lanciano è avvenuto circa l'anno settecento. Ciò si desume da circostanze e concomitanze storiche dovute alla persecuzione in Oriente da parte dell'Imperatore Leone III, l'Isaurico, il quale iniziò una feroce persecuzione contro la Chiesa e il culto delle immagini sacre (iconoclastia). In concomitanza della "lotta iconoclasta" nella Chiesa orientale, molti monaci greci si rifugiarono in Italia, tra essi i monaci basiliani, discepoli di San Basilio (329-379) Vescovo di Cesarea di Cappadocia (nell'attuale Turchia Orientale). Alcune comunità di esse si rifugiarono a Lanciano. Un giorno un monaco mentre celebrava la Santa Messa fu assalito dal dubbio circa la presenza reale di Gesù nella Santa Eucaristia. Pronunziate le parole della consacrazione sul pane e sul vino, all'improvviso, dinanzi ai suoi occhi vide il pane trasformarsi in Carne, il vino in Sangue. La tradizione, non attenta come noi oggi ai particolari delle vicende umane, non ci ha consegnato i dati anagrafici del monaco-sacerdote tra le cui mani si è verificato lo straordinario e inatteso mutamento. Sappiamo che era un monaco di rito orientale, greco, appartenente alla grande famiglia spirituale dei basiliani. Un documento del 1631, che riferisce il Prodigio con dovizia di particolari, ci aiuta ad entrare nel mondo interiore dell'anonimo protagonista, dipingendolo "non ben fermo nella fede, letterato nelle scienze del mondo, ma ignorante in quelle di Dio; andava di giorno in giorno dubitando, se nell'ostia consacrata vi fosse il vero Corpo di Cristo e così nel vino vi fosse il vero Sangue". Un uomo dunque tormentato dal dubbio, disorientato dalle varie correnti d'opinione, anche nel campo della fede, lacerato dalla inquietudine quotidiana. Quale fu la sua reazione di fronte alla inattesa mutazione che coinvolse anche le specie sacramentali? Attingendo dal citato documento, leggiamo: "Da tanto e così stupendo miracolo atterrito e confuso, stette gran pezzo come in una divina estasi trasportato; ma, finalmente, cedendo il timore allo spirituale contento, che gli riempiva l'anima, con viso giocondo ancorché di lacrime asperso, voltatosi alle circostanti, così disse: 'O felici assistenti ai quali il Benedetto Dio per confondere l'incredulità mia ha voluto svelarsi in questo santissimo Sacramento e rendersi visibile agli occhi vostri. Venite, fratelli, e mirate il nostro Dio fatto vicino a noi'". E' il sentimento comune che si accompagna ad ogni esperienza di Dio e del suo misterioso agire con i figli degli uomini. Il pane e il vino, investiti dalla forza creatrice e santificatrice della Parola, si sono mutati improvvisamente, totalmente e visibilmente in Carne e Sangue.

 

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